Il blog nasce dall'idea di confronto: per ogni post ci sarà la possibilità di lasciare commenti, favorendo l'interazione e la condivisione di idee tra gli utenti. Ognuno di questi post è associato ad un colore che sarà lo strumento con cui si potranno condividere idee sull'argomento dell'articolo, discutere su sensazioni uguali o diverse suscitate dal contenuto in questione.

martedì 14 dicembre 2010

Gustav Klimt

Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna. Figlio di un orafo incisore e di una viennese di modeste condizioni sociali, nel 1876 si iscrisse alla scuola di arti e mestieri del museo austriaco per l'arte e l'industria. Klimt iniziò la sua carriera come artista ufficiale, realizzando decorazioni pittoriche di diversi edifici pubblici.

Nel 1897, Klimt fu tra i fondatori e primo presidente della Wiener Secession (Secessione Viennese), divenendo, così, il rappresentante simbolico dello Jugendstil austriaco.
Tra il 1905 e il 1909 Klimt realizzò il prezioso mosaico per la sala da pranzo del palazzo Stoclet di Bruxelles, la sua opera più famosa.

Gustav Klimt
L'attesa, particolare
Cartoni per il fregio Stoclet
 Klimt, utilizzando le innovazioni decorative dell'Art Nouveau, movimento legato soprattutto alle arti applicate, di cui divenne il più grande rappresentante nel campo della pittura, sviluppò uno stile ricco e complesso ispirandosi, spesso, alla composizione dei mosaici bizantini, che studiò a Ravenna. Il contatto con i mosaici bizantini porta Klimt a scoprire la preziosità e luminosità. Nelle opere introduce l'uso dell'oro alla ricerca di un nuovo equilibrio tra la sensualità della figura femminile e la preziosità del motivo decorativo. È il cosiddetto periodo "d'oro" (1905-09).
Lontano dalle correnti d'avanguardia della pittura dell'epoca e in contatto con gli aspetti più innovatori dell'architettura e del design del XX secolo, Klimt fu un sostenitore di giovani artisti, tra cui Oskar Kokoschka ed Egon Schiele.

Nella sua opera, si oppose alle idee conservatrici, superando barriere e divieti e realizzando dipinti erotici e simbolici che rappresentarono i sogni, le speranze, le paure e le passioni dell'uomo.
L'ideale di bellezza per Klimt fu la donna giovane, erotica e seducente nei confronti dell'uomo, che però denotava, soprattutto nei disegni, malinconia e solitudine.
Dipinse anche paesaggi; di particolare valore quelli realizzati nell'ultima parte della sua attività.
Morì il 6 febbraio del 1918, a seguito di un attacco apoplettico.

“Il bacio” è un dipinto ad olio su tela realizzato nel 1907-08, ispirato allo stile Liberty, con decorazioni e mosaici in color oro sullo sfondo. Il bacio rappresenta l’apice del "periodo d'oro" ed è una sintesi dell’arte e del mondo culturale di Gustav Klimt. C'è la cultura di Vienna e della scuola di Freud con i suoi simbolismi sessuali, evidenti nei rettangolini del vestito dell’uomo e dei cerchi disegnati su quello della donna, c’è l’amore per la preziosità, l’oro, la magnificenza della Vienna di Franz Joseph, che avvolge i personaggi, c’è la forza dei sentimenti della Secessione viennese nelle linee dei volti, nell’incarnato pallido della donna.
La faccia della donna è racchiusa fra le mani del maschio, il quale ha il braccio della femmina sul collo.
Klimt ha vestito i suoi personaggi con una lunga tunica, che permette di avvolgerli in un’intimità unitaria che lascia scoperti solo le braccia, la faccia ed il ginocchio della donna dando l’impressione della nudità e semplicità della passione. I sentimenti sono nello stesso tempo autentici e individuali ma corrispondenti ai ruoli: il senso di totale abbandono e dedizione della donna piegata, nei confronti dell'uomo, rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti di chi si abbandona totalmente a lui.

venerdì 10 dicembre 2010

Le Foglie D 'Autunno

Mi frulla per la testa un motivetto: “the falling leaves drift by the window the autumn leaves all red and gold…. cantata da Edith Piaf nel 1950,con strofe in inglese e francese. Originariamente, la canzone nasce con testo in francese e ha come titolo Les Feuilles Morts” e viene inserita nel film “Les Portes de la Nuit”. Viene poi riadattata in versione inglese, con titolo “Autumn Leaves” e cantata nel 1957 da Jo Stafford.

La versione di Edith Piaf unisce entrambe le versioni, ha toni caldi e profondi.
Il ricordo di una passione estiva ormai finita, lascia spazio ad un autunno fatto di foglie che cadono e memorie di immagini dolci e spensierate.
La melodia è avvolgente e morbida, con sfumature malinconiche ma leggere.Mi fa pensare al celeste per la delicatezza che emana. Siete d’accordo?
Cosa vi suggerisce?

giovedì 9 dicembre 2010

Mario Giacomelli - ' Verrà la morte e avrà i tuoi occhi'

Mario Giacomelli è uno dei più grandi fotografi italiani, naque a Senigallia il 1° Agosto 1925. Inizia nel 1938 a lavorare presso la Tipografia Marchigiana come garzone. Nasce l’interesse per l’arte e le prime prove pittoriche. Muore nel 2000.

Tecnica fotografica
Giacomelli utilizzò delle tecniche estranee all'atto fotografico non per nascondere o annullare la realtà,ma per trasformarla dato che il suo scopo era quello di offrire una rappresentazione della realtà così come essa appare ai suoi occhi,lasciando una traccia di realtà che deve essere codificata dal fruitore.

Giacomelli sa già, prima di scattare, cosa salvare e cosa eliminare sia in fase di scatto che di sviluppo. Tale approccio fotografico si colloca nella tematica dell'indice in cui ogni intervento di rielaborazione non distrugge l'essenzialità della foto se questa rimarrà sempre un indice, senza decodificarsi completamente.

Egli dice che vuole rendere quello che ha dentro se piuttosto che ciò che vedeva, per cui è interprete del proprio tempo, si limita a portare in rilievo elementi della realtà, che meritano di essere raccontati, lasciando agli elementi stessi la possibilità di essere visti per quello che sono. 

''Verrà la morte e avrà i tuoi occhi''
Dal 1966-1968, la produzione ''Verrà la morte e avrà i tuoi occhi'' è la visione fotografica di Cesare Pavese: immagini portate al limite dell'astrazione; la carne viene "bruciata" dal lampo del flash e le rughe dei volti sono le stesse della terra, le immagini rarefatte sono pervase da un profondo lirismo liciniano.
"Non è facile fotografare la vita d'ospizio...Quella mamma che aspetta il figlio da tre anni e che mi prende la mano quando le porto le caramelle per vederla per un attimo felice e che dice che il figlio ha tanto da fare che non può venire a trovarla...Vado all'ospizio per un mio bisogno interiore. In alcune immagini con il bianco ho tolto la materia, togliendo i particolari distruggo la realtà; le deformazioni, le sfocature tolgono il troppo vero per rimuovere la poesia. Non ho fatto belle immagini, mi sono solo nascosto in un posto che altri chiamano ospizio e che per me era un grosso specchio che permetteva di guardarmi dentro...sentivo quindi che le mie paure non erano cose inventate ma cose che io già vivevo e delle quali ero prigioniero".

Come descrivereste questa produzione fotografica di Giacomelli? Che colore vi passa per la mente? Nero come la morte? Verde come una speranza che potrà arrivare? Bianco come un foglio vuoto o che rispecchia 'il nulla'? Spetta a voi decidere!

mercoledì 8 dicembre 2010

Inizia la magia

Oggi 8 dicembre la meraviglia del Natale si diffonde nelle case grazie alla decorazione dell’ "albero di Natale". La sua nascita si fa risalire a tante leggende. Ad esempio, la vicenda che narra di un povero boscaiolo che rientrando a casa, in una fredda notte di Natale, rimane colpito  da uno spettacolo meraviglioso: tante stelle brillavano attraverso i rami di un abete carico di neve. Rimane talmente affascinato che per spiegare alla moglie e ai figli  ciò che aveva visto, decide di adornare l’abete vicino casa sua, decorandolo di candeline e di festoni per riprodurre le stelle e la neve.

Diversa la storia del bambino che si reca nella foresta alla ricerca di un ceppo da bruciare nel camino e che si ritrova da solo nel bosco, non riuscendo più a ritrovare la strada di casa. Il bimbo, in preda alla disperazione, trova riparo sotto i rami di un abete. Nel corso della notte, l’abete lo protegge dal freddo con i suoi rami. La mattina dopo gli abitanti del villaggio ritrovano il piccolo; ai loro occhi si presenta uno spettacolo stupendo: la neve e il ghiaccio formano sui rami dell’abete varie decorazioni. Da allora, per ricordare quell’episodio, si usa addobbare un abete come albero di Natale.

Un’altra legenda ha come protagonista San Bonifacio che, parlando ai druidi della Natività, per convincerli che la quercia non era un albero sacro, ne abbatte una. Questa cadendo, schiaccia tutti i cespugli, ad eccezione di un piccolo abete. Il santo, interpretando il fatto come un miracolo, chiama l’alberello sopravvissuto “Albero di Gesù Bambino”. Da allora, per festeggiare la nascita di Cristo, vengono decorati gli abeti. Con Lutero, alle tradizionali decorazioni vengono associate anche le luci, per celebrare lo  splendore delle stelle.

Nonostante le ricche storie sulla nascita dell’ "albero di Natale”, si ritrova un fattore comune: la magia e la meraviglia di fronte ad un evento che ha sorpreso e coinvolto a tal punto da voler essere ricordato e ripetuto ogni anno. E’ cosi che di generazione in generazione, questo momento diviene strumento di condivisione. Nella mia mente questo giorno è contornato da un colore ‘giallo oro’: giallo come allegria e compagnia; giallo come le luci, i nastri, che oggi inizieranno ad essere presenti sul nostro albero, facendo percepire nell’aria odore di festa, compagnia e allegria. Voi che colore associate a questo giorno?

domenica 5 dicembre 2010

La bellezza di immortalare un momento, trasformandolo in ricordo...come nasce la fotografia?

Convenzionalmente si fa coincidere l'inizio della storia della fotografia con la registrazione del brevetto di Daguerre del 1839.
Fondamentali nel percorso che precede la fotografia sono Paolo Uccello, Piero della Francesca, Caravaggio e l'utilizzo della camera oscura che permetteva di tracciare il contorno dell'immagine con una matita, grazie al riflesso dell'immagine sul foglio.
Nel 1727  Johann Schultez riesce a riprodurre una lieve immagine con la carta e il nitrato d'argento.
Il canaletto è precedessore della fotografia per l'utilizzo della camera ottica e per il suo atteggiamento versi la realtà da narrare, ovvero in cerca di riprodurre in maniera obbiettiva il 'circostante'.
Nel XVIII secolo si afferma la tecnica della 'silhouette' ovvero un profilo nero dei personaggi ottenuto attraverso un'apposita macchia.
Si è avvertita da parte di tutti gli artisti e scienziati il bisogno di registrare con precisione i fenomeni, per cui iniziò un periodo di esperimenti degli artisti per trovare il modo di riprodurre la realtà: molti ci andarono vicini ottenendo risultati simili, ma solo uno, Daguerre, ha registrato l'invenzione, dandole il suo nome.
Thomas Wedgwood cercò di fissare le immagini prodotte dalla camera oscura, ma non vi riuscì, dando luogo solo a fotoincisioni, da cui poi Nièpce seppe fissare un'immagine ripresa dal vero.
Fino a quel momento l'immagine era considerata un'icona, non un'indice, una traccia di qualcosa, ma ora si poneva la necessità di fermare,registrare e analizzare in maniera oggettiva.
Dal 1826 era iniziata la corrispondenza fra Nièpce e Daguerre con lo scopo di migliorare il procedimento eliografico. Nel 1837, Daguerre riuscì a riprodurre una natura morta nel suo studio. Da quel momento tutti volevano un dagherrotipo non per una questione scientifica-intellettuale, ma perchè una macchina era in grado di produrre la realtà. Nel 1939 Fox Tolbot presentò il suo sistema negativo-positivo, che nel 1841 fu perfezionato e chiamato 'calotipie'.
Tra il 1844 e il 1847 Blanquart Evrard riuscì a ottenere più positivi da un solo negativo ma su carta.
Esprimete le vostre opinioni sulla fotografia, cos'è per voi la fotografia? Qui abbiamo parlato della sua storia dei cambiamenti che ha subito nel corso del tempo ma presto pubblicheremo nuovi post!
Spero abbia destato interesse in voi lettori!
Desiderio dell'uomo è quello di conoscere, analizzare la natura e la realtà tutta. Come non considerare la MACCHINA FOTOGRAFICA uno degli strumenti più rivoluzionari inventati dall'uomo !

sabato 4 dicembre 2010

Lapponia: un viaggio nel Paese di Babbo Natale

Se volete andare a trovare Babbo Natale per consegnargli personalmente la vostra letterina, potete trovarlo a Rovaniemi, in Lapponia immerso in un paesaggio fiabesco dove l’aurora boreale disegna i contorni di un cielo stellato e magico.

Mancano poche settimane al Natale, tra non molto cominceremo a pensare ai consueti regali, i bambini sono i primi che si affrettano a scrivere le letterine e speranzosi le consegnano ai genitori, certi che conoscono l’esatto indirizzo del caro babbo!
Nonostante non sia ben definita la sua origine, oggi possiamo dire con certezza dove cercare sul mappamondo la sua casa. A Rovaniemi, capoluogo della Lapponia, Santa Claus ha scelto la sua dimora, tra abeti e alci in libertà. Rovaniemi, la capitale della Lapponia, in Finlandia, è nell’inverno una città di neve e di luci polari. Dappertutto nel paese si ha la possibilità di praticare lo sport invernale, tanti infatti sono i percorsi di sci di fondo, per la motoslitta, oppure slitta trainata da cani e da renne. Rovaniemi è un viaggio tra sogno e realtà dove lo spirito infantile di giochi e festa pervade anche gli adulti che rimangono estasiati dai giochi della natura, tra i giochi di luce dell’aurora boreale e l’atmosfera fiabesca dei boschi innevati.
Non solo Babbo Natale! Ogni regione della Finlandia ha le sue caratteristiche, dalle aree selvagge della Lapponia ai romantici laghi dell’est fino agli arcipelaghi della zona meridionale e alle originali attrazioni della capitale, Helsinki. L’aurora boreale, dovuta all’attività solare, è visibile durante i mesi invernali nei territori oltre il Circolo Polare Artico, durante le ore notturne e a cielo sereno. I mesi migliori per visitare la Lapponia in dimensione invernale sono febbraio, marzo e aprile. In Lapponia le temperature medie invernali oscillano tra i – 3°C e – 15°C, si tratta tuttavia di un clima molto secco e non umido, che quindi consente una gradevole permanenza all’aperto durante le escursioni.

mercoledì 1 dicembre 2010

Gusti e profumi delle cucine straniere

L’enogastronomia rappresenta l’aspetto più profondo e reale della storia di un paese. Cucinare i piatti caratteristici di un luogo non significa semplicemente preparare una ricetta, ma è la padronanza di una nuova storia e degli usi di un paese, rivelata per mezzo del cibo.
Per questa ragione, uno dei modi migliori per scoprire una regione, è quello di conoscerne l’enogastronomia tradizionale, riuscendo a comprendere così, le prospettive più nascoste e peculiari, le consuetudini secolari e le preparazioni che si tramandano di generazione in generazione.
 Ogni centro abitato è caratterizzato da un’enogastronomia tradizionale e, attualmente è possibile assaporare nella nostra penisola piatti propri della Cina, del Giappone e della Thailandia, grazie ai numerosi ristoranti che si trovano soprattutto nelle grandi città.
Dietro ad ogni preparazione si racchiude una cultura secolare e i gusti ci permettono di viaggiare alla scoperta di un paese rinnovato nei secoli, ma rimasto intatto nell’arte culinaria.
Molte sono i piatti di enogastronomia etnica che in Italia, ma più in generale in tutto il mondo, sono maggiormente conosciuti e rendono famose le nazioni da cui provengono, tra cui: gli Involtini Egiziani della gastronomia africana, il Pollo alle Mandorle per la cultura enogastronomica cinese, il Pollo al Lime per la cucina araba, la Zuppa di Verdure e la Pentolata per la cucina greca, il Sushi in Alga Nori per la gastronomia giapponese, la Zuppa di Agnello e Riso per la cultura enogastronomica indiana, la Zuppa di Gamberi e Funghi per l’enogastronomia Thailandese, il Riso con Pollo per la cucina messicana.
Ogni piatto racchiude gusto e profumo tipico della sua terra e perché no, anche un colore! Pensate al messicano riso con pollo. Che colore vi verrebbe in mente? Ovviamente un colore caldo: il giallo, l’arancione, il rosso. Già! Sarà forse per gli ingredienti tipici della cucina di questa terra: gli agrumi, le spezie, il peperoncino (chili), il peperone, il pomodoro, la zucca, il fico d'India…